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Gli uomini della sua vita

uominidellasuavitaQuando è uscito, ho cercato questo libro dappertutto. Tutti quelli che l’avevano letto ne parlavano bene e il fatto che fosse stato introvabile per anni ne aumentava il fascino. Poi l’ha ripubblicato Minimum Fax (sempre sia lodata), per la gioia di noi tutti. Io però non volevo il libro di carta, volevo l’ebook. L’ebook c’è, ma, a parer mio, ha un prezzo proibitivo. Non può costare € 8,99 un libro che in fondo è solo una ristampa. Senza la stampa, per giunta. Così ho aspettato un po’, è arrivato il mese delle offerte degli ebook di Minimum Fax. Ogni giorno andavo su Bookrepublic a vedere se fosse in offerta e alla fine l’ho trovato a € 4,99, che per un ebook in offerta non è proprio poco, ma poteva andar bene.
Comprato e letto praticamente quasi subito, che non è cosa da poco, visto che ho un parco libri da leggere imbarazzante.
Ma veniamo al libro.
“Gli uomini della sua vita” è una raccolta di racconti, tutti con la stessa protagonista e con un filo conduttore che in qualche modo li lega tra loro. La storia, fondamentalmente, è quella di una giovane donna che si mette in una serie di pasticci sentimentali, nella New York degli anni Trenta.
Ora, non fatevi fregare: NON è una sorta di “Sex and the City” ante litteram. Intanto la protagonista è comunista dichiarata: nei racconti si parla di Trotzky, Stalin e di stampa indipendente americana. Poi c’è la questione della sua infanzia infelice, la sua insicurezza cronica nonostante i suoi mille talenti. E qui (almeno per me), è impossibile non identificarsi. Infine c’è una sensibilità tale, un senso dell’umorismo così sottile, che si finisce per commuoversi.
Meg Sargent è indubbiamente uno dei personaggi più belli della storia della narrativa.
Se ha un difetto questo libro, è che spesso la tira in lungo. Alla fine il lettore resta stremato dalla lungaggine dell’autrice e vorrebbe dirle: “Va bene, basta, ho capito”. Una bella sforbiciata qua e là avrebbe certamente giovato.

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parliamo di prodotti

La donna serpente

Buongiorno a tutti, folla di lettori, chi vi scrive è la donna serpente che si squama a primavera. Anzi, in genere d’inverno.
Da qualche anno a questa parte, infatti, intorno a gennaio, la pelle della mia pancia, sotto l’ombelico, comincia a sbriciolarsi e a squamarsi. So che il paragone è terribile, ma è come se avessi la forfora sulla pancia.
Ora, io uso da diversi anni prodotti eco-bio sia per lavarmi, sia per idratare la pelle del corpo. Quindi posso serenamente affermare che non è una questione di petrolati, parabeni eccetera. Anzi, tipo l’anno scorso la faccenda è proseguita fino all’estate ed è passata solo grazie a un doposole della Nivea. Figurarsi.
Quest’anno la faccenda si è presentata in ritardo e ancora non ho trovato una soluzione. Cioè: in realtà io una soluzione la conosco ed è il burro corpo di The Body Shop, già testato in passato e dimostratosi funzionante. Probabilmente mi toccherà andare a ricomprarlo, perché mi idrata bene e ha la consistenza giusta. Infatti la crema fluida al karitè di Fitocose è troppo leggera, mentre la crema idratante al karitè è un po’ troppo solida e non penetra bene nella pelle. Premesso che amo entrambi i prodotti in altri periodi dell’anno, in questo momento non risolvono questo specifico problema.
Ho provato anche con la Nivea: ho pensato che se aveva funzionato il doposole, magari poteva funzionare anche l’idratante e del resto ne avevo a casa un bottiglione che mi aveva regalato mio padre (mio padre è un appassionato di Acqua & Sapone e dove vive lui ce ne sono tantissimi, per cui quando vado a trovarlo mi riempie di creme idratanti e burrocacao). Allora, non posso dire esattamente che non abbia funzionato, perché quantomeno mentre la usavo non mi squamavo in maniera drastica, avevo solo un po’ di pellicine nella zona in questione. Ma io volevo un prodotto che risolvesse del tutto, non che limitasse il problema.
Allora ho provato a comprare la crema riparatrice natural & young di Planters. Allora, questa crema mi piace tantissimo. Mi piace la confezione, mi piace la consistenza, mi piace il profumo (anzi, lo adoro), idrata benissimo. Ma non risolve il problema: anzi, mi trovo nella condizione assurda che se mi tocco la pelle della pancia la sento morbidissima eppure che si squama. Un controsenso, non riesco a capire. Negli altri casi sentivo proprio la pelle di quella zona del corpo arida, ora no. Eppure cade a pezzi.
Eppure faccio uno scrub leggero una volta alla settimana, eppure per lavarmi uso il bagno crema al karitè di Fitocose, senza agenti schiumogeni e aggressivi. Insomma, mi sembra di fare tutto bene. Eppure.
Ora la crema di Planter’s intendo finirla, visto che la confezione è di soli 75 ml, secondo me mi dura una settimana. Dopodiché, ho già pronto Sympathy For The Skin di Lush. Mi pare di ricordare che una volta avesse funzionato, spero in bene.
Altrimenti mi tocca di tornare alla Nivea, almeno limito il disastro.
Qualcuno che dovesse passare di qui ha dei suggerimenti su come risolvere questo fastidio?

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Un altro inutile blog di cosmesi (e libri)

Mi interrogavo ieri sull’opportunità di aprire questo blog oppure no. In realtà erano mesi che ci pensavo su e alla fine l’ho fatto soprattutto perché ne avevo voglia, perché penso che sarebbe divertente.

Ma c’è anche un’altra buona ragione. Il fatto è che passi i libri, quelli davvero ne può parlare un ventenne o una cinquantenne, se hanno buon senso e cultura non cambia. La cosmesi no. Ci sono in giro un sacco di blog di beauty e mi piacciono anche, ma il fatto è che  sono tenuti in genere da donne molto più giovani di me. Universitarie, al massimo trentenni. Io ho quarantun anni e per quanto le stimi e le ritenga molto più preparate della sottoscritta, non posso affidarmi a loro quando parlano di creme. La mia pelle è diversa: il fantastico contorno occhi che le fa apparire più riposate al mattino, per me sarà acqua fresca. L’ombretto glitterato che fa tanto festa, su di me fa cartapecora. E via così.

Allora mi sono detta, massì, un blog di cosmesi in più non farà male. E magari si può rivolgere alle donne della mia età. Vabbe’, insomma, la giustificazione me la sono data.

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Abbiamo sempre vissuto nel castello

Abbiamosemprevissutonelcastello

Due giovani sorelle vivono isolate con lo zio invalido, in una grande casa di una grande tenuta. Sono le uniche sopravvissute all’avvelenamento della famiglia, avvenuto sei anni prima. Vivono una quotidianità fatta di tanti piccoli rituali irrinunciabili, fino all’arrivo di un cugino che sconvolgerà per sempre le loro esistenze.
Si tratta di un romanzo avvincente e terribilmente inquietante, fatto di piccoli e grandi orrori, perfetto e straniante come un film di Hitchcock.